Tabiano Castello

Home Page » Tabiano Castello

TABIANO CASTELLO
Mille anni tra storia, leggende e misteri

Il Borgo di Tabiano Castello
L'Antico Borgo di Tabiano Castello si colloca al centro del Nord Italia, in posizione equidistante da Milano, Bologna, Verona e Pisa, a mezza via fra Piacenza e Parma, sulle prime alture che si innalzano dalla pianura Padana, ai piedi dell'Appennino Tosco Emiliano, ad una altezza che sale dai 100 ai 400 metri.

A 44° 54' 56'' di latitudine e 27' 12'' di longitudine, gode di un clima molto favorevole, con temperature relativamente miti in estate ed inverno, a confronto delle rigide brume invernali e della canicola afosa della pianura sottostante. Questo clima invidiabile è dovuto al fatto che la roccia sulla quale è posto il castello si trova isolata rispetto alle circostanti colline; i venti hanno così spazio libero per muoversi nelle direzioni da cui spirano: venti caldi ed umidi da Parma, forieri di pioggia, fredde tramontane da Piacenza, che portano bel tempo. Un venticello leggero rinfresca le torride estati e sgombra le nebbie invernali, relegate giù nella pianura.

Un vento che rende più terso il cielo nelle notti senza Luna, che spazza le impurità della terra, tanto da rendere questo luogo tra i più salubri, come già scrisse ai suoi tempi l'illustre medico Lorenzo Berzieri, lo scopritore delle proprietà terapeutiche delle acque di Salsomaggiore: "a memoria d'uomo Tabiano è immune da morbi contagiosi. Nessuna delle grandi epidemie che sterminarono tante città d'Italia lì hanno mai toccato. Il suo stato igienico viene vantato già da secoli eccellente a cagione della sua favorevole e saluberrima posizione climatica".

Dall'alto dei suoi 329 metri Tabiano Castello domina a 360 gradi un panorama stupendo, che si spinge fino ai limiti dell'orizzonte e spazia dalla vasta pianura con la cerchia delle Alpi innevate fino alle catene dell'Appennino Tosco-Emiliano. Più vicino si scorge un paesaggio ondulato, fatto di tanti piccoli colli e di crinali che degradano verso il piano, talora con forti pendii, ove ancor oggi boschi di querce, carpini e castagni si alternano ad appezzamenti di coltivo, che mutano di colore ad ogni stagione, ad ogni volgere di bello e cattivo tempo.

Il Borgo di Tabiano Castello
Lungo le piccole valli, tra le frasche, i salici ed i vimini si intravedono tanti piccoli ruscelli, che la tradizione popolare ha battezzato con nomi altamente significativi, tramandati di generazione in generazione, come il Rio dei Santini, antica famiglia del villaggio od il Rio Uliveto, a conferma della presenza nella zona di questo albero meraviglioso; più lontano, verso mezzogiorno si scorgono tratti di un torrentello, che scorre fino ai confini del villaggio, dove si trova l'antichissima chiesetta di Santa Maria, detta appunto del Gisuolo. Verso occidente la Rovacchia scende lenta verso il piano.

Il crinale appenninico sembra abbracciare da lontano il castello: un semicerchio che parte ad est dalla valle del Taro, oltre la quale si intravedono i monti della Val Parma e del Reggiano, e termina ad ovest nella vallata dello Stirone: una serie di catene parallele, orientate dal sorgere al tramontar del sole, quasi a formare una serie di piccole muraglie, ciascuna un poco più alta, fino allo spartiacque tra la valle del Po ed il mar Tirreno; un semicerchio dolce ed armonioso, che ti dà un senso di pace, di spazio aperto; un crescendo di colli e monti che sembrano danzare l'uno con l'altro, un succedersi di onde che ti ricordano il mare; un susseguirsi di creste boscose, verdeggianti le più vicine, sfumate nell'azzurro le più lontane.

Dalle modeste colline di Montemanulo e Monte Ghinardo si passa al Monte Inverno, con a fianco il Santuario di Santa Lucia; dietro il Prinzera, con le sue rocce nere come il carbone, infine l'Orsaro che svetta con le sue tre cime, coperte di neve financo a maggio inoltrato. Più a destra si distinguono casolari lontani, la chiesetta di Mariano e, verso il tramonto, l'imponente Canate, che da secoli segnala il bello ed il cattivo tempo ai contadini; sullo sfondo, grandioso, il Santa Cristina.

Dal lato opposto la vista spazia sulla grande pianura, nitidissima di primo mattino in primavera e d'autunno, anche d'estate sul far della sera dopo un temporale: dalla lontana Piacenza verso ovest fino ad intravedere Reggio Emilia all'est, il Torrazzo di Cremona sulla sinistra, Parma con il suo Duomo sulla destra, nel bel mezzo la vicina Fidenza, insieme ad una miriade di paesini e di casolari sparsi nella pianura verdeggiante fra cui spiccano Fiorenzuola, Busseto e Soragna. Fino a quando la coltura del pioppo non ha prevalso, si potevano osservare le piene del grande fiume.

Ma lo sguardo si concentra sulle Alpi: dal Monte Rosa, visibilissimo la sera con i suoi inconfondibili colori fino ai monti dopo Verona, più visibili di presto mattino, proprio di fronte l'Adamello, ed il monte Baldo, che segnala la grande spaccatura del lago di Garda.
Una visione a tutto campo, di fondamentale importanza strategica per il guerriero medioevale, gradevolissima per gli abitanti di oggi.