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PER GLI ANTICHI BORGHI
Vigoleno, Castell'Arquato, Gropparello, Veleja

Non occorre andare lontano dall'Antico Borgo di Tabiano per visitare due fra le più belle località del Nord Italia: Vigoleno e Castell'Arquato. Alle pendici dell'Appennino, in posizione molto scenografica, nei due borghi si respira un'atmosfera medioevale, testimoniata da antiche chiese, palazzi, vicoli, piazzette e mura di pietra. Il pregio di questo itinerario è anche di attraversare il parco naturale dello Stirone. Da ultimo una rapida visita alla città romana di Velleja.
Km. 150 - Tempo di percorrenza: 3.30 - 4 ore, escluse le soste.
Dall'Antico Borgo scendi a Tabiano Bagni, volta a sinistra per Salsomaggiore e attraversa tutto l'abitato in direzione occidente. Lascia sulla destra il complesso alberghiero del Porro, sali in direzione Castell'Arquato – Piacenza. Giunto sul primo crinale, svolta ancora a destra e scendi fino al bivio di Scipione Basso. Svolta a sinistra con freccia in direzione Vigoleno – Pellegrino, percorrendo la bella vallata dello Stirone, in direzione sud. Sorpassa a destra il torrente e sali in mezzo a vecchi casolari e vigneti; al bivio volgi a destra per Vigoleno e, giunto quasi alla cime del colle, volta a sinistra per il Borgo. Attenti a non proseguire diritti verso Bacedasco!
  • VIGOLENO [Approfondimento]

    Il borgo medioevale di Vigoleno è uno dei più belli di tutta l'Italia e si caratteriiza per il suo insistere completamente all'interno della cerchia muraria.

    Sorge sulla sommità di un colle che domina la valle dello Stirone e, più da lungi, la pianura padana. Anticamente inserito su di un percorso laterale della Via Francigena, da Fiorenzuola a Bardi e poi alla Lunigiana.

    Conserva al suo interno fabbricati antichi di notevole prestigio, in particolare la stupenda Chiesa romanica di San Giorgio, il Mastio e la Torre del castello, collegati tra loro da un camminamento militare, il rivellino e l'Oratorio della Madonna.

    Le origini di Vigoleno risalgono all'epoca romana: il nome deriva da Vicus Lyaeo, luogo consacrato a Bacco per la squisitezza dei vini; oppure da Vicus Lelii (la Villa di Lelio), carissimo amico della famiglia degli Scipioni, che avevano costruito la loro dimora al di la della valle proprio nel luogo che oggi porta il loro nome.

    In possesso dei Longobardi nei secoli VIII e IX , come lo testimonia la dedicazione della parrocchiale a San Giorgio. Il suo nome compare per la prima volta in documenti del 1132; nel 1141 si allea con il Comune di Piacenza. Nel 1306 il castello viene rafforzato da Alberto Scoto, dopo averlo sottratto agli avversari ghibellini, molto probabilmente ai Pallavicino, che dominavano il territorio ad est dello Stirone.

    Espugnato nel gennaio 1373 dalle truppe del cardinal legato di Bologna, riconquistato in Aprile e raso al suolo dai Visconti. Nel 1389 un altro Visconti (Odoardo) cede i propri diritti a Francesco Scotti, membro di una potente famiglia piacentina di mercanti e banchieri.

    Nel 1404 sempre i Visconti elevano il feudo a contea; nel 1449 Alberto Scotti riconquista Vigoleno e da allora il borgo resta in modo pacifico ai suoi discendenti fino agli inizi del XX secolo, tranne un breve periodo nel Cinquecento, quando passa ai Farnese di Parma.

    Nel 1622 gli stessi Farnese elevano Cesare Maria Scotti al rango di marchese di Vigoleno, il grado più alto dell'aristocrazia del ducato.

    Nel 1850 Gaetano Maria fa restaurare il castello, ma nel 1908 il nipote Umberto lo vende a Pietro Varani, che a sua volta lo cede nel 1922 alla principessa Ruspoli, duchessa di Gramont. Periodo splendido quello della Principessa, che fa del castello un cenacolo di intellettuali e di artisti, come Gabriele D'Annunzio, l'attore Douglas Fairbanks, la ballerina Anna Pavlova, il pittore Max Ernst.

    Nel 1934 la principessa è costretta a vendere la rocca, che passerà di mano ben quattro volte, fino alla famiglia bresciana che ancor oggi la detiene.
Ritorna al bivio; gira a sinistra direzione Bacedasco, scende per ripide curve nella vallata dell'Ongina; al bivio per Castelnuovo Fogliani gira a sinistra per Castell'Arquato lungo una bella strada tortuosa fra campi e vigneti. Dopo alcuni chilometri trovi dinnanzi l'antica citta'.
  • CASTELL'ARQUATO [Approfondimento]

    Situato strategicamente sulla prima collina che chiude la valle del torrente Arda, il borgo mantiene tuttora quasi incontaminata la struttura medioevale, con la sua singolare conformazione urbanistica, case basse in tufo e laterizi, stradine scoscese dai piedi fino al culmine.

    Le architetture di maggior pregio sono raccolte in piazza Alta: la Collegiata di Santa Maria del XII secolo, il Palazzo Pretorio del 1293, la Rocca.

    Ben a ragione Castell'Arquato è stato insignito della Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano e fa parte del club dei borghi più belli d'Italia.
  • UN PO' DI STORIA [Approfondimento]

    La presenza in loco di antichissimi insediamenti umani è testimoniata da reperti risalenti al Paleolitico inferiore, al neolitico. ed all'Età del rame, come lo testimoniano i ritrovamenti di pugnali di pietra e di cuspidi di lancia.

    Castrum militare ai tempi della colonizzazione Romana, si sviluppa come capoluogo rurale, grazie alla posizione favorevole per il controllo sulla rete viaria, che porta ai valichi verso il mar Tirreno. Una leggenda narra che il castrum sarebbe stato fondato dal cavaliere romano Caio Torquato: di qui il nome Castra Torquata, divenuto Castro Arquato e, in epoca medioevale, Castel Quadrato, infine Castell'Arquato.

    Le cronache piacentine parlano del Borgo già nel 566. I primi documenti scritti risalgono al secolo VIII e parlano del "nobile e potente Signore nomato Magno", che edifica un castello a base quadrata ed una chiesa in onore della gran Madre di Dio ed amministra attraverso una organizzazione militare (castrum), agricola (curtis), religiosa (pieve) e di giustizia ( curia).

    Nel 789 Magno dona al vescovo di Piacenza il paese e la chiesa di S. Maria. Castell'Arquato gode tuttavia di una certa indipendenza, esercitando anche l'esazione delle imposte. Nel 1220 il vescovo Vicedomio cede alla Comunità locale tutti i suoi beni nel borgo e nel territorio, dandoli in enfiteusi per 700 lire piacentine.

    Pochi decenni dopo passa sotto il dominio di Alberto Scotti, ma nel 1316 viene conquistato Galeazzo Visconti, che concede al borgo di adottare norme legislative autonome, pur rimanendo sotto la sua giurisdizione.

    Il dominio visconteo dura per oltre un secolo, tanto che 1416 al 1470 il borgo si chiama Castel Visconti. Nel 1438 Filippo Maria offre il feudo al condottiero Niccolò Piccinino, che promulga gli Statuta et Decreta Terrae Castri Arquati. Subentrano poi gli Sforza fino al 1707, il Ducato di Parma e Piacenza fino al 1860, infine il regno d'Italia.
  • LA ROCCA VISCONTEA [Approfondimento]

    Eretta da Luchino Visconti tra il 1342 e il 1349 su fondazioni precedenti, sede della guarnigione militare, con doppia cinta e ponte levatoio, quattro torri quadrate poste ai vertici.

    L'edificio, tutto in laterizio, comprende due parti collegate tra loro: un recinto inferiore di forma rettangolare più ampio, disposto su due gradoni, e uno minore posizionato più in alto.

    Sovrasta l'intero complesso il mastio, perno della difesa urbana e del sistema di sorveglianza dell'intera vallata. Torri e cortine sono rigorosamente a filo, cioè prive di apparato a sporgere, non adatte alle tecniche di difesa del XV secolo.

    Il Mastio, è l'unica struttura articolata su quattro lati, a differenza delle altre "a scudo", ossia su tre lati per .permettere il controllo della guarnigione. All'interno la rocca ospita il museo di vita medioevale.
  • CHIESA COLLEGIATA SANTA MARIA ASSUNTA [Approfondimento]

    Una tra le più antiche del territorio piacentino (secolo VIII), con funzione di Pieve battesimale. Completamente ricostruita dopo il terremoto del 1117.

    La pietra arenaria, con profilo a salienti, evidenzia un portale, una piccola bifora e una serie di archetti in pietra che seguono l'andamento del tetto. Sul lato sinistro il "Portico del Paradiso", eretto nella seconda metà del XIV secolo.

    Di notevole interesse le quattro absidi, rivolte verso la piazza monumentale, con un gioco di volumi che si contrappone al tetto a capanna della chiesa e al campanile quadrato.

    L'interno presenta capitelli figurati, sculture romaniche del XII secolo ed affreschi, tra i quali il ciclo dedicato a Santa Caterina, nell'omonima cappella.

    Di particolare interesse architettonico il piccolo chiostro (fine XIII secolo) attraverso il quale si giunge al Museo della Collegiata.
  • MUSEO DELLA COLLEGIATA [Approfondimento]

    L'accesso è in Piazza Don Cagnoni all'interno del Chiostro. Ricco di opere d'arte dal XIII al XIV secolo, tra cui un polittico ed alcuni dipinti ed olio.
  • MUSEO GEOLOGICO [Approfondimento]

    Mostra permanente di fossili, tra cui resti di balene, calco di mesosauro, di archeopterix, provenienti dalla Riserva Naturale Geologica del Piacenziano (3,5 - 2,5 milioni di anni), istituita a tutela degli affioramenti nella tra Lugagnano e Castell'Arquato.

    Dalle argille e sabbie depositate sul fondo del grande bacino padano sono nate le rocce compatte di arenaria, all'interno delle quali sono stati reperiti anche numenerosi cetacei, tanto da far parlare di "golfo delle balene".

    Ogni anno si tengono in Castell'Arquato diversi eventi tra cui i più noti sono la cena medioevale, l' Arquato Jazz Festival e il festival degli Artisti di Strada
Lasciata alle spalle Castell'Arquato, prendi la provinciale per Piacenza fino a Carpaneto Piacentino (14 km); attraversa il Paese e subito dopo svolta a sinistra sulla strada diretta per Gropparello (13 Km)
  • CASTELLO DI GROPPARELLO [Approfondimento]

    Costruito su un picco di roccia vulcanica, che si affaccia su un orrido di grande interesse geologico e paesaggistico: un vero nido d'aquila, che domina la vallata in cui scorre il torrente Vezzeno, dalla morfologia complessa ed accidentata, in uno scenario grandioso e suggestivo.

    Si erge nello stesso luogo dove sorgeva un insediamento celtico e, successivamente, un castrum romano, posto a difesa della via che conduceva a Veleja.

    Le prime notizie risalgono al 789 d.C. , quando Carlo Magno lo assegnò con un editto al Vescovo Giuliano di Piacenza.

    Posseduto nel corso dei secoli da famiglie nobili e prestigiose, quali gli Anguissola, i Landi di Rivalta, i Fulgosio, gli Sforza ed i Marazzano - Visconti. Proprietario attuale il Sig. Gianfranco Gibelli.
  • IL PARCO DELLE FIABE [Approfondimento]

    Nel Bosco del Castello è nato il Parco delle fiabe, primo parco emotivo d'Italia, dove non solo i bambini, ma anche gli adulti possono scoprire le tracce del passaggio di fate, gnomi, elfi, streghe e orchi e comprendere meglio l'uomo medioevale, il suo modo di pensare, il mondo in cui visse.

    Accompagnati da cavalieri, bambini e ragazzi vengono messi in costume medievale e vivono fantastiche avventure con i personaggi del bosco.

    All'ingresso dello splendido parco vi è la Masseria, con la Taverna Medievale, ove gli ospiti, vestiti in costumi medioevali, possono partecipare a banchetti con portate originarie dell'epoca, in un'atmosfera piacevole e suggestiva.
Da Gropparello scendi al fondovalle del Vezzeno e di qui risali rapidamente a Veleja.
  • VELEJA [Approfondimento]

    La zona archeologica di Veleja Romana, una delle più importanti del Nord Italia, affascinante meta per quanti vogliono scoprire un posto insolito, quasi mistico, al di fuori del turismo di massa. Si trova a 460 metri sul livello del mare, nell'amena valle del Chero.

    Il suo nome deriva dalla tribù ligure chiamata Veleiates. Costruita sull'area di un agglomerato protostorico, come lo conferma il ritrovamento di un sepolcreto della seconda età del ferro, nel 42 d.C. ottiene la cittadinanza romana, con pieno diritto e prerogativa di scegliere i propri magistrati e diviene importante capoluogo amministrativo di una vasta area compresa tra le colline e le montagne di Parma, Piacenza e Lucca.

    La presenza nel territorio di acque saline, che i romani hanno sempre saputo sfruttare con ingegno, aiuta senz'altro lo sviluppo urbano e dei suoi numerosi edifici termali.

    Questa risorsa naturale, insieme alla tranquillità del luogo ed alla longevità dei suoi abitanti, fa di Veleja una meta prediletta di villeggiatura per vari consoli e proconsoli provenienti da Roma.

    Lo conferma il censimento dell'imperatore Vespasiano del 72 d.C.: sei persone di 110 anni, quattro di 120, una di 140 (Marcus Mutius Marci filius Galerius Felix).

    Veleja fiorisce soprattutto durante i primi due secoli dell'età imperiale, ma alcuni reperti trovati in sito indicano che la città vive ancora intensamente fino alla seconda metà del III secolo.

    Segue un lento declino sino alla sua scomparsa nel IV secolo, sepolta non dalla lava come Pompei, ma dal fango delle frane provenienti dal sovrastante monte Ruinasso, che la coprono per oltre mille duecento anni.
  • RESTI DELL'EDIFICIO TERMALE [Approfondimento]

    All'interno dell'area archeologica è stato allestito un Antiquarium dove sono conservati corredi relativi alle cremazioni romane, in particolare i calchi della Tabula Alimentaria Traiana e della tavola bronzea contenente la Lex Rubria de Gallia Cisalpina (49-42 a.C.): che stabiliva i modi di concessione della cittadinanza romana ai Transpadani.
Da Veleia scendi direttamente a Carpaneto Piacentino lungo la valle del Chero. Prosegui fino a Cadeo; gira sulla destra per immetterti sulla via Emilia, che percorri fino a Fidenza; di qui ed all'Antico Borgo.